L’analisi non si limita a considerare i livelli di mercurio nei capelli materni come unico indicatore di esposizione, ma include anche la quantità di pesce consumato e il contenuto medio di mercurio del pesce stesso.
Uno studio uscito sull’American Journal of Epidemiology ha usato un metodo innovativo per valutare gli effetti combinati dell’esposizione al metilmercurio (MeHg) e del consumo di pesce sullo sviluppo neurocognitivo dei bambini. Lo studio, coordinato da Sally W. Thurston del Dipartimento di Biostatistica e Biologia Computazionale dell’Università di Rochester, nello stato di New York, ha coinvolto 361 bambini di otto anni.
Il metodo proposto dallo studio per affrontare questo problema consiste nel separare l’esposizione al metilmercurio dal consumo di pesce. In altre parole, l’analisi non si limita a considerare i livelli di mercurio nei capelli materni come unico indicatore di esposizione, ma include anche la quantità di pesce consumato e il contenuto medio di mercurio del pesce stesso. Questo approccio permette di valutare in modo più preciso gli effetti individuali e combinati di queste due variabili.
I campioni di capelli delle madri che avevano consumato pesce durante la gravidanza, raccolti circa 10 giorni dopo il parto, sono stati utilizzati per misurare i livelli di mercurio, riflettendo l’esposizione al MeHg nel terzo trimestre di gravidanza. Il consumo di pesce è stato valutato tramite un questionario sulla frequenza alimentare (FFQ) somministrato alle madri nello stesso periodo.
Le valutazioni neurocognitive dei bambini, effettuate a otto anni, hanno incluso test standardizzati del QI, abilità linguistiche, memoria e attenzione. I risultati hanno mostrato che il consumo di pesce durante la gravidanza è generalmente associato a effetti benefici sui bambini, ma solo quando il pesce consumato ha un basso contenuto di mercurio. Al contrario, il consumo di pesce con alto contenuto di mercurio è stato associato a effetti negativi.
“Consumare pesce con basso contenuto di mercurio durante la gravidanza può offrire benefici neurocognitivi significativi per i bambini” commenta Thurston.
– Am J Epidemiol. 2024-